“Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia,un altro amore, una nuova forza.Per ogni fine c’è un nuovo inizio. “(Antoine de Saint – Exupéry)
E’ così che ho intitolato la tesi di discussione finale per il conseguimento dell’idoneità all’esercizio della pratica della mediazione familiare.
L’ispirazione è arrivata da un caso concreto quando nel momento della sottoscrizione degli accordi, alla fine del processo di mediazione, Luca (nome inventato) si alza e lascia la stanza, senza firmare l’atto.
Mi ricordo ancora la sensazione di disagio ed incredulità che ho provato.
Così, ho cominciato a chiedermi:
perché Luca alla fine di un percorso di mediazione e dopo anni di battaglie giudiziarie, ha deciso di andarsene?
Proprio all’ultimo incontro che poteva rappresentare per lui la fine di interminabili conflitti ed accesi litigi.
Era chiaro che il rapporto non poteva essere più tenuto in vita perchè distruttivo ma sancire la sua fine definitiva avrebbe comportato una profonda angoscia che, a volte, cerchiamo di evitare perchè troppo dolorosa, a tal punto che si pensa sia impossibile sopravviverne.
In effetti, il momento della firma degli accordi porta a concretizzare la separazione.
Ed è proprio in tale istante che Luca è scappato.
Allora mi sono domandata:
quanto fa paura la fine? che sia la conclusione di una relazione o la perdita del proprio lavoro.. non importa, la fine spaventa sempre.
Focalizzandoci sul legame di coppia, la sua fine provoca l’emergere di sentimenti di tristezza, frustrazione, insicurezza e smarrimento, percepiti con una tale profonda intesità che abbiamo paura di non riuscire a sopportare.
Si crea un vuoto.
Il vuoto può terrorizzare.
E le reazioni a tale paura possono essere il congelamento oppure, il suo opposto, la fuga.
Proprio in questo spazio di vuoto può essere inserita la mediazione familiare.
Un’importante risorsa che offre un percorso spazio – temporale dove è tollerabile il disordine e l’indecisione tra una passata modalità di vita ed una nuova, ancora da definire.
Come scrive Vittorio Cigoli, un docente e ricercatore che amo molto: “il vuoto non è solo ciò che è privo di contenuto e di valore ma anche uno spazio – possibilità di costruzione”.
Quindi se osservassimo il vuoto dalla sua sfaccettatura costruttiva ci rendiamo conto come sia possibile riacquistare sicurezza e fiducia per immaginare, sperimentare, ragionare e progettare la riorganizzazione delle relazioni familiari, dandone nuova e vitale esistenza.
E’ inutile dirvi di non avere paura e che i conflitti si possono cancellare.
Posso solo augurarvi di armarvi di coraggio ed attraversarli.
E se da soli non ce la fate, potete sempre chiedere aiuto e sostegno a professionisti del settore che vi accompagneranno in questa transizione.